Vivo in un bel posto, una volta
bellissimo, la mia abitazione è prossima al mare, alla base di una dolce
collina già spaccata, a valle, dalla strada statale e attraversata da stradine
che si inerpicano verso l’altura. Stradine che erano viottoli, sentieri che
portavano ai terreni terrazzati coltivati, in parte, a uliveti. Ora, queste
stradine anguste, sono carrozzabili, ma accessibili solo a mezzi di ridotte
dimensioni.
Anni fa passeggiare per
queste stradine era piacevolissimo, man mano che si saliva lo sguardo si
allargava su un panorama ampio e mozzafiato che si estendeva da estremi
promontori, da un lato e dall’altro. Il blu intenso del mare si scontrava con il verde
brillante della campagna con un effetto rigenerante e
pacificatore. La primavera proponeva davvero spettacoli e profumi bellissimi!
Le verdurine di campagna e gli
asparagi “intrattenevano” e a casa portavi sempre un fagottino da assaporare in
una buona minestra. Queste escursioni e la vita di mare, in un mare pulito che
non conosceva inquinamento, rendevano la vita semplice, ma ricca e naturale.
La campagna, negli anni, però, è andata scomparendo,
cancellata da case, villette e giardini con improbabili prati all’inglese.
Ville e villette difese da recinzioni e muri, muri sempre più alti tracciati
dai segni di ulteriori innalzamenti avvenuti nel tempo e dalla cui sommità
spuntano tegole e tetti, abusivi,
ovviamente!
Di tanto in tanto vado a
passeggio per queste stradine e mi ritrovo a camminare sempre di più fra
muraglie di pietra sempre più alte, scure, opprimenti, innaturali, interrotte
di tanto in tanto da cancelli, anche questi non più “trasparenti” come una
volta, ma oscurati da opprimenti pannelli grigi.
Più salgo verso la collina e più
il desiderio di vedere il panorama si fa intenso e più i muri opprimono e
chiudono la vista. Al ritorno, sconfitta, scendendo verso la costa, torno a
vedere il mare, quello solito, più limitato, ma visibile.
La campagna, qui, non esiste
più, ingoiata silenziosamente da mattoni e cemento e finti giardini, privi di
alberi da frutto ed erbette campagnole.
Muri, muri, muri.
Inglobati, chiusi, serrati, ci
stiamo imprigionando con le nostre mani, chiudiamo fuori per chiuderci dentro!
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